Mistero doloroso

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Le parole di Luca Ronconi


Luca Ronconi porta in scena al Teatro Bellini di Palermo questa opera letteraria affidandone la narrazione e l’evocazione di tutti i personaggi a una bravissima Galatea Ranzi, la platea diventa un vasto palcoscenico chiaro sul quale campeggiano grandi specchi e frammenti di specchi dalle cornici barocche. Gli spettatori, seduti nei palchi, circondano l’azione, sono a contatto diretto con l’attrice che narrando percorre la landa spoglia del vivere della tredicenne Florì, e del sentimento di chi sa che il suo amore è in partenza già perduto, ma lo vive con l’ostinazione ingenua, torbida e misteriosa dell’adolescenza. Ronconi con pochi tagli fa emergere una drammaturgia crudele e implacabile di suggestioni di sentimenti, di paesaggi interiori, in una narrazione sospesa che si infittisce per poi tornare al lieve tratteggio.
Magda Poli
«Corriere della Sera»
7 maggio 2012

Inutile, a questo punto, sprecare parole sulla grande prova fornita da Galatea Ranzi. Piuttosto, ecco un rapidissimo accenno all’ennesimo, e lancinante, e commuovente, gioco di specchi messo in campo dalla regia: l’ultimo passo della Ortese lo sentiamo dalla voce registrata di Ronconi, tuttavia ferma pur nel soffio dell’emozione.
Enrico Fiore
«Il Mattino»
30 aprile 2012

È fatto di carne questo ritratto di ragazza quasi bambina che Ranzi non può essere ma che ricrea come se tornasse da un passato che non ha vissuto, come se non si fosse gettata nel pozzo vicino a casa dopo gli unici abbracci e quei piccoli piedi sfiorati dal principe in un addio che segnerà la vita e la morte di entrambi […]. Ma ecco che, all’improvviso, alla voce di Galatea Ranzi si sostituisce la voce sottile, eppure appassionata del regista: una voce stanca, dolce che ha trasmesso una forte emozione al pubblico, per dirci che esiste un luogo, dove nella profonda sincerità di un sogno c’è posto solo per quegli strani gridi che mandano talvolta i giovani, i fanciulli e che solo là passano gli ultimi arcangeli “il resto non è che una grande noia”. Emozionante: da leggere e da vedere.
Maria Grazia Gregori
«l'Unità»
1 maggio 2012

Che emozione profonda, che colpo di scena toccante, e che consapevolezza d’un mistero teatrale irriferibile eppure tangibile, l’ascolto (cosa assai insolita) della voce decana e serena di Luca Ronconi che aleggia fuori campo al culmine di un suo spettacolo, a suggellare la conclusione della “memoria letteraria”, della drammaturgia già naturalmente insita nel racconto Mistero doloroso di Anna Maria Ortese cui il regista ha riservato un’intesa, umana, delicatissima messinscena sulla scia di altri suoi esemplari allestimenti di narrazioni, tornando a dirigere Galatea Ranzi (sua musa di tanto importante repertorio) in stato di grazia, capace di trasmettere i sogni e le ombre di tutti i sentimenti impossibili, i veri sentimenti.
Rodolfo Di Giammarco
«la Repubblica»
13 maggio 2012