Oberon


Personaggi - Interpreti:
Oberon, re degli Elfi - Philip Langridge
Puck, al servizio di Oberon - Markus Baur
Rezia, figlia del Califfo - Elizabeth Connell
Fatima, sua confidente - Trudeliese Schmidt
Huon di Bordeaux, duca di Guienna - Paul Frey
Scerasmin, suo scudiero - Michael Ebbecke
un'ondina - Rosalba Colosimo
un'ondina - Alessandra Rossi

Personaggi - Interpreti:
Puck, al servizio di Oberon - Marzio Margine
Droll, del seguito di Oberon - Ciro Ruffo
Harun al-Raschid, Califfo di Bagdad - Filippo Pota
Abdellah, corsaro - Antonino Iuorio
Almansor, emiro di Tunisi - Jean Michel Martial
Rosciana, moglie di Almansor - Florence Guerin
Nadine, schiava - Marisa Miritello
Baba-Khan, principe saraceno - Giuseppe Barile


Maestro direttore e concertatore:   Seji Ozawa
Maestro del coro:   Henryk Wojnarowski

Scene:   Margherita Palli
Costumi:   Vera Marzot


Allestimento:   Teatro alla Scala di Milano


Prima rappresentazione
Teatro alla Scala, Milano
26 gennaio 1989

Foto / Bozzetti / Video

Le parole di Luca Ronconi

Il teatro del maestro ‘bocciato’


La lingua del libretto è il tedesco ma con molte parti parlate: darle così potrebbe essere in qualche modo punitivo per il pubblico. Allora cantano tutti in tedesco, ma quanto al parlato, poiché ci sono delle fate e degli umani […] ognuno parla nella sua lingua d’origine: gli arabi parlano in arabo, i tunisini in francese (che è volutamente anacronistico), i paladini parlano francese o tedesco, gli scudieri in italiano. […] È una sorta di Babele […]. Essendo stata scritta per Londra […] della cultura inglese ci sono molti elementi in Oberon […] è un grande, affascinante bric à brac.
Intervista di Gianfranco Capitta
«Il Manifesto»
26 gennaio 1989

«Oberon» illusionistico per Ozawa e Ronconi


Attenzione […] il mio Puck non è un folletto birichino. Piuttosto un mostriciattolo. E avrà due teste: una per parlare, che appartiene ad un attore, e una per cantare. Abbiamo assegnato la parte del contralto a un bambino. I due convivono in un solo costume: sarà come vedere due gemellacci siamesi.
Ronconi curò già un «Oberon», dodici anni fa, a Berlino.
La concezione […] è simile a quella del passato […] ma con soluzioni differenti: lassù avevo a disposizione altre possibilità tecniche e la scena era disposta su due piani. Alla Scala invece tutto s’impernia sulla scatola nera che sta al centro della scena e permette mille giochi d’animazione accentuando il senso illusionistico dell’opera.
Intervista di Beatrice Masini
«Il Giornale»
17 gennaio 1989

Rassegna Stampa


Tanta plastica, poche note

Per tutta la durata dello spettacolo, chi tenti di ricostruire dentro di sé la trama di quest’opera già complicata ed insolita […], si trova preda delle vertigini, fra nastri che si srotolano scoprendo scenari da figurine Liebig, macchine rotanti, cavalli immobili che portano a Bagdad, vasche da bagno spacciate per navi, statue di Carlomagno alte tutto il teatro, ingombri e arredi scenici che distruggono qualsiasi comprensibilità del divenire drammatico […]. […] In mezzo alle [sic] gags, all’avanspettacolo e alle sguaiataggini di questo Oberon (la scena dei pirati pareva tolta di peso dai varietà di Canale 5), non solo la rara creatura di Weber diveniva incomprensibile, ma tutto il senso di elevazione, di sublimità e di mistero che il compositore sperava […] è rimasto sepolto sotto plastica e risate.
Francesco Maria Colombo
«Avvenire»
28 gennaio 1989

Oberon re oltraggiato

Che cosa resti della magica fiaba […], una volta passata al tritacarne di Luca Ronconi, è difficile misurare. Direi una farsa goliardica, più Biberon che Oberon, ma con pretese astute e culte, che si rivelano in citazioni delle scene originali, e nelle allusioni post-modern che s’infilano tra i gadgets, e le freddure di un repertorio Kitsch […] Alla conosciuta nevrosi psicomotoria che lo divora, il regista aggiunge un’allarmante sindrome d’aspirante spedizioniere: si sussulta in un cronico, rumoroso trasloco […].
Piero Buscaroli
«Il Giornale»
28 gennaio 1989

Oberon il fedelissimo

[…] il geniale allestimento di Ronconi […] ricrea, attorno agli stupendi frammenti musicali, una cornice di visioni, di immagini, di invenzioni in cui la fiaba […] ritrova tutta la sua vitalità. […] Il gioco, insomma, è quello del teatro, tipico di Ronconi, ma anche di quel romanticismo che, all’inizio dell’Ottocento, nasceva sotto l’egida dei racconti fantastici di Hoffmann e del sarcastico umorismo di Heinrich Heine.
Rubens Tedeschi
«L'Unità»
28 gennaio 1989

Tormentato nel privato ma gioioso tra le note

La regìa era di Ronconi, a cui finalmente si offriva un testo assai disponibile a capricci e licenze, e che di questo approfittò con garbo e fantasia quanto mai dilettevole: perfino la sua perigliosa inclinazione alle scene perpetuamente semoventi trovò qui modo di sfogarsi senza danni, anzi felicemente.
Fedele d'Amico
«L'Espresso»
20 febbraio 1989