Il duo Ronconi-Pizzi, la cui cultura wagneriana sembra limitarsi ad alcuni film in cui Visconti fa una maledetta confusione mettendo insieme Wagner, Thomas Mann e il terzo Reich, ha imbalsamato in gelatina fotografica […] i tre atti della Walkiria […] temperie da teatro dei burattini […].
Beniamino Dal Fabbro
«Avvenire»
13 marzo 1974
Una legittima interpretazione
[…] in questo porre l’accento sulla strumentalizzazione da parte dei ceti […] grande-borghesi cui fu oggetto Wagner e la sua musica, ci sembra vada ricercato il motivo di maggiore rilievo della Walkiria di Ronconi-Pizzi.
C.F.
«Avanti!»
13 marzo 1974
Una incredibile «Walkiria» presentata al Teatro alla Scala
Ronconi ha sentito essenzialmente il mito nibelungico e l’epica wagneriana ad esso connessa come un grande dibattito storico che si inserisce in un quadro di affetti e di intimità borghesi, cioè come proiezioni della civiltà romantica. E con l’ottica di un contemporaneo ha guardato allo stesso Wagner come ad un attore, sia pure decisivo, del mito, peraltro senza idoleggia mento alcuno. Ma una volta stabilita la supremazia della storia umana dei personaggi wagneriani, la sua operazione è rimasta rigorosamente dentro canoni tradizionalissimi ed alla lettera ottocenteschi, incardinata com’era su di uno schema formale classico, su di una deliberata povertà di mezzi […].
(Duilio Courir, La macchina e la «Walkiria», «Corriere della sera», 17 luglio 1974)
Se non è permesso deturpare una tela in un museo, se non è civile rovinare una statua di valore, così non è permesso deturpare un’opera musicale. […] a nessuno è egualmente lecito allestire l’Anello del Nibelungo di Wagner con criteri che sono veri e propri arbitri […] tutti sanno che Wagner lavorava puntando sulla «unificazione» della arti, e allora se si tocca la scenografia o la regìa, ciò equivale a «deturpare» la sua musica. […] il pubblico si ribella, quando si toccano i grandi. Ed ha ragione.
Mario Rinaldi
«Corriere della sera»
1° aprile 1974
Solamente chiudendo gli occhi si poteva godere la splendida esecuzione e compenetrarsi in tutta la magia della musica.
Quell’affastellamento di mezzi scenici che vanno da un caprone a modellini di cavalli rampanti […], quei siparietti in movimento […], la spada che si vede infissa nel tronco e poi compare improvvisamente nelle mani di Siegmund, mentre quella del tronco continua a rimanere al suo posto…
Aver soffocato l’azione, concepita nel contatto più diretto con la natura, in ambienti assurdamente chiusi ed aver trasformato l’incantesimo del fuoco nell’incendio della Fratelli Bocconi […] è troppo!
Penso che Wagner si sia violentemente rivoltato nella tomba e mi auguro che il suo fantasma compaia a turbare i sonni dei signori Pizzi e Ronconi […].
Lettera del generale di brigata Valentino Vecchi
«La Notte»
1 aprile 1974
BOTTA…
Il pubblico presente alla prima ha educatamente atteso la fine dello spettacolo prima di condannare «unanimemente» l’orribile buffonata concepita dai due […] dissacratori e profanatori di capolavori altrui, ma non altrettanto geniali nella creazione del nuovo. Sembrava di essere in un fondaco di rigattiere […]. Tutto ciò per essere «nuovi», ignorando […] il significato della musica. […]
Certi sistemi di trasformare un fiasco in un trionfo assomigliano molto da vicino ai bollettini fascisti dell’ultima guerra: abbiamo perso catastroficamente «vincendo su tutti i fronti». Abbia il coraggio il vostro critico di ammettere un fiasco; poi, difenda come vuole gli insulti, non solo a Wagner ma all’intelligenza e al gusto degli spettatori.
… E RISPOSTA
È abbastanza difficile in teatro valutare, quando le grida si mescolano, quante siano a favore quante contro […]. C’è però un vecchio metodo, ed è guardare quante mani applaudono e quante no. Alla prima della «Walkiria» la grande maggioranza applaudiva. Ed era giusto, a mio avviso, oltre ch previsto, che al termine ci fossero fischi […]: figurarsi alla Scala, dove i tradizionalisti sono molti […].
le devo dare una cattiva notizia sulle sue capacità di valutare: [alla seconda e alla terza recita] non ci furono né dissensi è contrasti, ma applausi grandi […].
Lettera di Manolo Cattaneo e risposta di Lorenzo Arruga
«Il Giorno»
24 marzo 1974
Le «Walkirie» “decadenti”
Scene e costumi di questa Walkiria, salvo alcuni particolari, sono ottocenteschi, anni Settanta-Ottanta […]. Altra novità, l’abolizione o quasi di esterni (affidati questi a tocchi luminosi e a pannelli mobili il cui funzionamento alla prima non è stato […] perfetto) […] il trasferimento ambientale all’epoca dell’autore, anche se non necessario, pare legittimo. Ma perché questo Ottocento è stato fatto tardo? cosa ha da vedere il […] decadentismo […] con la Walkiria, che è un impetuoso testo romantico, di dura scorza primitiva, legato al Wagner giovanile e precedente inoltre l’infatuazione per Schopenhauer […].
Da questa sfasatura, da questa presenza del Parsifal nella Walkiria, proviene […] l’elemento […] dal quale dissentiamo interamente: […] alla fine il fuoco ci vuole, tutta la struttura dell’opera tende verso la grandiosità di questa scena finale i cui l’orchestra […] reclama un equivalente respiro figurativo.
Giorgio Pestelli
«La Stampa»
13 marzo 1974
La cavalcata senza il cavallo
In realtà quel tanto di “Ottocento” ch’è in questa messinscena non solo è molto meno invadente di quanto si sia detto, ma vale a tutt’altro che ad iniettare in Wagner una specie di siero della verità, tale da costringerlo all’autocritica. Piuttosto vale […] a risparmiarci la pena di veder parodiate le sue invenzioni da traduzioni fisiche tanto spesso […] imbarazzanti […]
Ascetismi del genere sono d’altronde correnti dai tempi di Wieland Wagner […] la differenza è nel fatto che per affrancare la mitologia wagneriana dall’obbligo di fingersi un’anagrafe propria Wieland Wagner optò per l’atemporalità assoluta mentre Ronconi evoca un’epoca determinata. Tuttavia, questo è il punto, Ronconi si limita appunto ad evocarla […] e assumendola come un’occasione a promuovere un confronto del mondo mitologico […] con quel “puramente umano” che Wagner vagheggiava […].
Fedele d’Amico
«L'Espresso»
14 aprile 1974
Mito romantico
Non tutta la resa spettacolare di questa Walchiria è della stessa qualità: nel I atto, per esempio, l’allusione ad un modello scenografico ottocentesco […] non è immediatamente percepibile dallo spettatore, che non coglie la sottigliezza del rimando culturale e lo legge soltanto come un estremo omaggio ad un cliché vetusto […].
Ma sono inezie e piccole cose. Nel complesso non esitiamo a considerare questa Walchiria come la più decisiva lettura, a livello visivo, che di Wagner si sia avuta nel dopoguerra.
Mario Messinis
«Il Gazzettino»
13 marzo 1974