Il Trovatore dev'essere letto come un opera misteriosa, tutt'altro che sommaria o schematica; se ne deve cogliere il nodo segreto: la sua parte notturna, che non deve mai essere coperta dalla convenzione “trombettiera” dell'allestimento. Al centro di questo nodo segreto sta Leonora; il rapporto misterioso che la lega ai due fratelli, che la vede dividersi fra un amore casto (Manrico) e uno possessivo (il Conte di Luna). Scambio e dubbio di identità: un motivo autenticamente romantico, con radici profonde anche nel Romanticismo tedesco. Una regia del Trovatore che si rifaccia a questa idea può essere compresa solo se la si vede appunto nella chiave dei concetti. Sceglierà soluzioni non descrittive, ambienti come indicazioni: un impianto pressochè fisso, con pochi elementi variabili; fondali che alludono a cielo, notte, fuoco, cenere, con la presenza più evidente del fuoco e un successivo prevalere dalla cenere; un giaciglio. Sulla scena, anziché la cose, si vedono le loro immagini, le loro ombre.