Guglielmo Tell

Musica:   Gioachino Rossini

Personaggi - Interpreti:
Guglielmo Tell - Giorgio Zancanaro
Arnoldo - Chris Merritt
Gualtiero Farst - Giorgio Surjan
Melchthal, padre di Arnoldo - Franco De Grandis
Jemmy, figlio di Guglielmo - Amelia Felle
Edwige, moglie di Guglielmo - Luciana D'Intino
Ruodi, un pescatore - Vittorio Terranova
Leutoldo - Alberto Noli
Gessler, governatore - Luigi Roni
Matilde, principessa d'Asburgo - Cheryl Studer
Rodolfo, seguace di Gessler - Ernesto Gavazzi
Un cacciatore - Ernesto Panariello

Ballerini solisti:   Carla Fracci, Alessandro Molin

Maestro direttore e concertatore:   Riccardo Muti
Maestro del coro:   Giulio Bertola

Scene:   Gianni Quaranta
Costumi:   Vera Marzot
Coreografie:   Fleming Flindt


Allestimento:   Teatro alla Scala di Milano
in coproduzione con:   Théatre des Champs-Elysées, Opéra de Nice


Prima rappresentazione
Teatro alla Scala, Milano
07 dicembre 1988

Foto / Bozzetti / Video

Le parole di Luca Ronconi

Ronconi: Quei fischi mi stanno benissimo


È la quarta volta che faccio una regìa di Rossini. Mi è sempre sembrato un grandissimo drammaturgo, qui c’è un’ampiezza di proporzioni musicali che non è prolissità, ma è come un suo passo solenne e lento. È un’opera che, lavorandoci, continua a dare sorprese. Io sono convinto che particolarmente quest’opera sia inesauribile […]; per questo è opportuno che ogni spettacolo si mostri come un tentativo di avvicinarla, non di esaurirla; ma nemmeno di semplificarla appiattendola o mortificandola. [Sulle proiezioni di Giuseppe Rotunno:] Penso che tecnicamente si potrà sempre migliorare, nel rapporto fra cinema e teatro. La qualità, però, di questa immagine risponde a ciò che avevamo cercato e sperato.
Lorenzo Arruga
«Il Giorno»
9 dicembre 1988

Ormai sono abituato ai fischi


Le immagini che abbiamo proiettato sono viste come da grandi finestre. Lo spirito di libertà si innalza, grazie alla musica, anche nei grandi regni della natura.
Mario Pasi
«Corriere della Sera»
9 dicembre 1988

L’opera è spettacolo


[…] per il Guglielmo Tell […] usiamo il mezzo cinematografico.
Si può parlare allora di «contaminatio»?
Si può parlare di quel che si vuole! In realtà non è la prima volta che il mezzo cinematografico entra nei teatri d’opera. Anzi, negli anni Sessanta si è abusato di proiezioni di diapositive, specialmente in Germania. Io amo particolarmente il teatro di Rossini e in quest’opera il compositore è, in realtà, molto meno rivoluzionario di quanto si pensa, e per nulla convinto di adattare la sua arte alle convenienze del grand opéra. Trovo che nel Guglielmo Tell la musica esprima lo spirito dei luoghi, ed è l’aspetto che ho voluto porre in risalto.
Vincenzo Grisostomi Travaglini
«L'opera»
dicembre 1988

Luca Ronconi: sette schermi per il mio «Tell»


Nel Guglielmo Tell il “meraviglioso” non c’entra niente, sarebbe cretino volercelo mettere. Non c’è nemmeno la stravaganza. Nel testo ci sono valli svizzere e solo quelle. Che si vedano attraverso il mezzo cinematografico non è più stravagante che andare in Svizzera da Milano in automobile.
Mario Gamba
«TV Radiocorriere»
n. 50 / 11-17 dicembre 1988

Ronconi, una casa a Torino?


[…] non posso muovermi con la stessa libertà con cui ho allestito il Viaggio a Reims. Si aggiunga che il Guglielmo Tell nella sua versione originale significa cinque ore di sola musica, guai a dare troppo spazio alla regìa, anzi, bisogna sveltire al massimo i cambiamenti di scena. Inoltre, si tratta di un’opera troppo conosciuta per permettersi grandi licenze registiche […].
Donata Gianeri
«Stampa sera»
7 novembre 1988

«Tell», tempesta alla Scala


Un’opera che si presenta al regista con due caratteristiche molto evidenti: la lunghezza […] e un suo spirito particolare. La prima cosa che mi ha chiesto il direttore Riccardo Muti è stata la massima rapidità nei cambi di scena […] dal punto di vista visivo i quattro atti del Tell non offrono molto: vi è una certa monotonia dell’ambiente silvestre. C’era inoltre da tenere conto del carattere di grand opéra del Tell così inconsueto in Rossini che c’è da chiedersi quanto sia autentico mentre contemporaneamente l’elemento naturale è determinante. Ho scartato fin dall’inizio, perché non fa parte del mio gusto, una ricostruzione di tipo ottocentesco che avrebbe finito per diventare oleografica, ma cercavo come esaltare lo spirito dei luoghi […]. Così mi è sembrato giusto ricorrere al mezzo cinematografico […] al mezzo, non allo stile. […] Rotunno ha girato per circa 20 giorni questa estate in Engadina. Praticamente il film non lo avevo ancora visto nemmeno io per intero. […] Tutto è stato fatto in funzione della partitura. L’elemento visivo-naturale muta con il mutare del clima lirico. […] Nulla è finto.
Domizia Carafòli
«Il Giornale»
10 novembre 1988

Rassegna Stampa

Muti conquista la vetta

Ebbene, si direbbe che stavolta, stufo di se stesso, egli abbia voluto evitare d’esser Ronconi, condannato cioè a «falsare» i melodrammi che gli vengono affidati. Dei suoi simbolismi […] ne son rimasti solo due, risibili: quella mela che sull’inizio Edwige sbuccia […], e quel far cantare Gessler sempre dall’alto d’un trespolo, giacché egli sovrasta gli oppressi trucemente. Per il resto Ronconi s’è fatto da parte; ma […] ha concesso tutto all’iper-realismo fotografico delle diapositive e dei filmati […]: […] la schizofrenia fra parte musicale e parte visibile dello spettacolo s’è accentuata irreparabilmente […]. Ci sembrava d’essere […] in un tetro Ufficio del Turismo Svizzero, commercialmente super attrezzato per catturare i visitatori.
Teodoro Celli
«Il Messaggero»
9 dicembre 1988

Muti ripensa il «Tell»

[…] tutto sommato, le scene non erano fastidiose, e la regìa si è quasi sempre mostrata funzionale e discreta.
Francesco Maria Colombo
«Avvenire»
9 dicembre 1988

Storia a sé

Uno spettacolo detestabile, sbagliato, irritante: quel poco di cinema mi è parso noioso ma tutto sommato inoffensivo rispetto a tutto il resto in scena.
Fedele d’Amico
«Musica viva»
aprile 1989

A Rarity, Is the Talk of the Towns

Sul piano drammatico, l’esecuzione era scadente […] in pratica non c’è stata regìa; l’allestimento di Luca Ronconi era tedioso e arido, pensato per vellicare l’intelletto (molto lievemente), ma non per far capire il lavoro di Rossini. Gran parte dell’opera si svolgeva sugli scanni di una severa aula giudiziaria, con gli svizzeri che indossavano le vesti proletarie più grezze possibili del tempo di Rossini.
Will Crutchfield (tr. it. Jacopo Pellegrini)
«The New York Times»
9 dicembre 1988

Povero Rossini, sepolto dalle cartoline

Be’, nonostante la mia dichiarata avversione per l’ecologia […], per gli ambientalisti, […] io sono un adoratore della natura […]. Così, devo confessare che quegli ingrandimenti delle cartoline a colori […] a me (mi) piacciono […]. Ma devo pure riconoscere che c’è una specie di iato incolmabile tra le due realtà, quella artistica dell’opera e quella naturale delle scene. […] la recitazione […] praticamente abolita, con quella rassegnata indolenza che talvolta Ronconi manifesta nei riguardi dei cantanti.
Massimo Mila
«La Stampa»
9 dicembre 1988