Faust

Musica:   Charles Gounod

Personaggi - Interpreti:
Mefistofele - Ruggero Raimondi
Valentino - Walter Alberti
Wagner - Tito Turtura
Margherita - Mirella Freni
Marta - Rina Pallini

Personaggi - Interpreti:
Faust - Alfredo Kollner
Cleopatra - Brigitte Huhn
Frine - Alena Pilnà

Maestro direttore e concertatore:   Reynald Giovaninetti

Scene e costumi:   Pierluigi Pizzi

Coreografie:   Giuseppe Urbani

Allestimento:   Teatro Comunale di Bologna


Prima rappresentazione
Teatro Comunale, Bologna
18 febbraio 1975

Foto / Bozzetti / Video


Rassegna Stampa

Mefistofele si fa cardinale e finanziere

La lettura di Ronconi appoggiata ad una scenografia di sbalorditiva, esatta e funzionalissima bellezza, mette a fuoco la partitura di Gounod con una chiarezza capace di sorprendenti occhiate nella società del secondo Impero. La qualità unica della regia di Ronconi, infatti, è di intendere la pregnanza dei fatti musicali con una sensibilità attualissima. […] Non si può dare interpretazione più acuta di un certo spirito francese, che riguarda la volontà di potenza, l'arte per l'arte e l'enrichez-vous di Luigi Filippo, di quella ottenuta da Ronconi sensibilizzando visivamente la partitura gounodiana.[…] Naturalmente la prima cosa attuata da Ronconi per un approdo totalmente francese dell'opera è stata la defenestrazione di Goethe […] spogliata dell'armatura goethiana la musica acquista movenze ed eleganze foriere dei passi danzanti di Carmen e del lirismo sfumato di Massenet […]. La transmutazione e la trascolarazione costanti costituiscono la grande novità del linguaggio registico di Ronconi e si fanno incisività interpretativa di intensissimo significato. Così nella kermesse i simboli della figuratività cinquecentesca si mutano con trascinante invenzione nell'apparire delle note del valzer; nell'ambiente ottocentesco di Gounod dove si vedono volteggiare le coppie. Così i bastoni dei soldati si fanno lance, croci in una continua mutazione alchemica degli oggetti. […] Straordinariamente feconda, per comprendere il senso della regia ronconiana, l'interpretazione della figura di Mefistofele nella quali si incarnano tutti gli allettamenti del potere. Si presenta infatti come un simbolo del potere delle corporazioi, ma nella scena della chiesa lo troviamo vestito da cardinale (simbolo del potere ecclesiastico) che si fa inquisitore spietato di Margherita mentre, con un salto di due secoli, riappare della notte di Valpurga nei panni di un finanziere, immagine del potere economico.
Duilio Courir
«Corriere della Sera»
20 febbraio 1975

«Faust» con le meraviglie del Secondo Impero

Luca Ronconi ha conquistato Bologna col Faust di Gounod, uno spettacolo in cui l'abbondanza dei mezzi corrisponde alla ricchezza della fantasia, del gusto, dell'intelligenza. Una vera fiera della meraviglie che il pubblico ha accolto a bocca aperta dividendo l'ammirazione tra i prodigi scenici di Ronconi-Pizzi e quelli vocali della Freni, di Raimondi e Prior. […] l'allestimento per quanto ardito e anticonvenzionale, non cerca di scardinare la vecchia opera, ma al contrario le apre uno spazio nuovo in cui continua a vivere.. […] Ronconi con abilità da prestigiatore trae meravigli dal cappello inserendo i trucchi del vecchio melodramma fra le più varie novità teatrali: tra la fantasia del teatro dei pupi, l'esplosione della sagra popolare e la più moderna tecnica televisiva […] spoglia la scena di ogni elemento realistico: tutto si svolge tra immensi tendaggi neri, rossi, avorio, tra cui si muovono montate su grandi carri carnevaleschi, guglie gotiche e colonne neoclassiche o […] divani, letti, specchi e altro ancora. […] Tutto torna, grazie alla coincidenza tra gli elementi decadenti dell'opera e l'allestimento tra il barocco neo classico di Gounod e quello di Ronconi.
Rubens Tedeschi
«L'Unità»
20 febbraio 1975

Trionfale Faust

L'operazione compiuta da Ronconi è […] quella di costringere la musica a spiegare la sua datazione, l'ambiente in cui naque, le sue inconfessate ambiguità e le sue grandezza: è come se in scena rivelasse, nella stilizzazione di un ampio giuoco di quadri essenziali, ricondotti a colori fondamentali, a movimenti di crudele scarnificazione delle allusioni naturalistiche, quello che nessuno degli spettatori di cent'anni fa avrebbe osato confessare delle sue fantasie segrete, e che è invece comune alla sensibilità e ai problemi del pubblico di oggi. […] Offre l'occasione di innumerevoli divertimenti ironici, ma anche pause di una commozione che sa di fiaba, ora forse più che nel secolo scorso, giungendo perfino a colorarsi […] di un senso di irrecuperabile lontananza e di dolce e affettuosa nostalgia. L'accordo della spregiudicata impostazione di Ronconi, con le scenografie di Pizzi è stato perfetto. […] All'efficenza dello spettacolo hanno contribuito le coreografie di Giuseppe Urbani, che Ronconi ha usato con mano sicura di geniale uomo di teatro, rievocando con elegante ironia gli splendori del valzer e del can-can, in un continuo alternarsi di meraviglie visive e di lugubri allusioni.
L. Pin.
«Il Resto del Carlino»
20 febbraio 1975

Faust

Questo Faust bolognese è forse lo spettacolo dell'anno, ed è uno dei più belli e completi che si siano visti nel decennio. [...] La fusione perfetta con la musica, si spiega benissimo […] rendere visibile l'ambiente d'origine, la Parigi borghese ottocentesca, è un gesto quasi naturale. […] Ronconi e Pizzi hanno visualizzato tutto questo con un gioco molto abile e lo hanno spinto anche un po' più in là, ad esempio nella scena della chiesa, che risulta quanto mai parigina e che coinvolge certi aspetti del costume musicale-mondano e della stessa figura di Gounod musicista e uomo. Difatti, un grandioso organo vi troneggia [...] lo suona uno strano tipo di prelato organista, che poi si trasforma in Mefistofele e che adombra appunto Gounod (il quale, si badi, come compositore, è il deus-ex-machina dell'opera) e le sue inclinazioni religiose, musicali e non.
Alfredo Mandelli
«Sipario»
aprile 1975, n. 347

Stupisce ancora il Faust borghese di Ronconi

Questo Faust è la ripresa, con un cast tutto nuovo, di un allestimento strepitoso di dieci anni fa, […] Lo spettacolo non mostra una ruga. E' ancora strepitoso […] questo Faust borghese, francese, inquietante pendant al Faust tedesco e filosofico di Herzog. Per Ronconi, infatti, il Faust di Gounod non è la sentimentale avventura di un mago rinascimentale, ma la disorientata e disorientante insicurezza di un cattolico francese del Secondo Impero. Il diavolo non è quel razionale "spirito che nega" che Goethe ha ritratto in Mefistofele, ma la proiezione dei desideri proibiti di una borghesia soddisfatta e sentimentale. Così la notte di Valpurga, il sabba infernale, non è uno scatenarsi metafisico di forze primordiali, ma la licenziosità sbracata di un bordello parigino: l'orgia promiscua, tra donne, tra uomini, tra uomini e donne, avviene in una grande sala rossa di velluti e drappi dorati, dove si balla il valzer, come alla festa in cui Faust incontra Margherita. Tra bordello e festa elegante di una casa borghese la differenza è solo di stile: gli appetiti sono gli stessi.
Dino Villatico
«La Repubblica»
17 maggio 1985

Che libertino questo Faust

Con questo spettacolo nato dieci anni fa a Bologna […] Luca Ronconi inaugurava il ciclo delle sue geniali e discusse regie operistiche.[…] Ronconi si accosta al mondo ibrido della farraginosa opera di Gounod […] con la sua consueta e spregiudicata lucidità critica. Faust diviene nella visione di Ronconi e di Pizzi l'emblema trionfante della borghesia del Secondo Impreo. Ecco dunque apparire, tra i residui stilizzatissimi del medioevo germanico immaginato da Goethe […] le immagini sfarzose di un mondo in decadenza: dalla bellissima scena del valzer, ambientata in un lussuoso salone ottocentesco, a quella della Notte di Valpurgis, in cui il sabba si svolge in una casa di appuntamenti di alto bordo […].Ronconi ha capito perfettamente il senso del capolavoro gounodiano. Eliminata qualsiasi suggestione di trascendenza matafisica di marca goethiana, il senso dell'opera si limita alla sua essenza di divertissement borghese: la vicenda del vecchio scienziato assetato di sapienza si riduce a una storia di libertinaggio, ordita da Mefistofele più leone che demonio, sospesa tra il kitsch, crepuscolarismo e frizzanti ammiccamenti operistici (lo spirito dissacratore di Offenbach è ormai alle porte).
Alberto Paloscia
«L'Unità»
8 ottobre 1985