Ariadne auf Naxos

Musica:   Richard Strauss

Personaggi - Interpreti:
Der Haushofmeister - Friedrich W. Junge
Ein Musiklehrer - Jochen Schmeckenbecher
Der Komponist - Iris Vermillon
Der Tenor, Bacchus - Jon Villars
Ein Offizier - Lasha Nikabadze
Ein Tanzmeister - Michael Howard
Ein Peruckenmacher - Piero Terranova
Ein Lakai - Simon Bailey
Zerbinetta - Laura Aikin
Primadonna, Ariadne - Mariana Zvetkova
Harlekin - Stefan Genz
Scaramuccio - Ian Thompson
Truffaldin - Sami Luttinen
Brighella - Christoph Genz
Dryade - Susanna Poretsky

Maestro direttore e concertatore:   Giuseppe Sinopoli

Scene:   Margherita Palli
Costumi:   Carlo Diappi


Allestimento:   Teatro alla Scala di Milano


Prima rappresentazione
Teatro alla Scala, Milano
08 aprile 2000

Foto / Bozzetti / Video

Le parole di Luca Ronconi


L’idea drammaturgica di partenza è […] quella della non linearità del tempo, della sua natura relativa. L’essenza del tempo è da ritrovare allora nel concetto di sovrapposizione, di ritorno parallelo. Tutto ciò che è, è già stato e sarà. […] Il Prologo […] è ambientato ai giorni nostri, e non in un Settecento più o meno stilizzato, come vorrebbe la didascalia. Quando poi si apre il sipario sull’Opera vediamo a un tempo quello che è stato in un “prima”, in un passato mitologico, cioè una “vera” Ariadne e un “vero” Bacchus, che agiscono in un tempo oggettivo, “storico”, e simultaneamente ritroviamo Ariadne e Bacchus dell’“ora” in un tempo “altro”, quello della rappresentazione. Non si tratta quindi di limitarsi all’usuale schema drammaturgico del “teatro nel teatro” e alle sue convenzionalità […]. È un modo per cercare di rileggere l’invenzione di Hofmannsthal-Strauss in termini di coerenza poetica e culturale con il clima e l’ambiente della Viena del 1916, ma con occhi di oggi. […] Alla fine tutto sparisce: […] rimangono solo Ariadne e Bacchus. […] Si vedrà una duplicazione di luoghi, e una duplicazione di Ariadne e Bacchus che contemporaneamente sono e sono rappresentati. Ho in mente una nitida caratterizzazione di controfigure, di doppi. […] Zerbinetta […] non è solo un personaggio comico: ha dei risvolti anche molto misteriosi. Su di essa aleggia il tema del doppio: la maschera diviene allora segno della duplicità, e non solo elemento fisico […] del travestimento. […] Il Prologo si svolge sul palcoscenico della Scala così com’è, puro elemento fisico, nudo, con alcuni paraventi che fungono da camerini. […] In scena vediamo alcuni elementi che poi ritroveremo nell’Opera. La seconda scena è invece completamente diversa: una vera isola del Mediterraneo, non la costruzione scenografica in casa del facoltoso viennese. Dalla finzione semplice e lineare del “teatro nel teatro” si passa a un piano spazio-temporale parallelo, in cui sono volutamente evidenziati i tratti naturalistici, l’isola di Ariadne […] si mostra perfettamente circolare, girando su se stessa, rivelando che dietro è esattamente come davanti. In questo modo dichiara la propria essenza anti-scenografica. […] L’isola […] vuole quindi creare l’illusione […] di un luogo “vero”. Per rientrare nel clima mitologico evocato dal libretto ma in quello culturale degli autori, mi sono ispirato a un celeberrimo dipinto di Böcklin, L’isola dei morti. […] Quanto all’ironia, essa caratterizza lo sguardo dell’autore, e di ciascuno di noi quando è spettatore, ma non i personaggi.
dal programma di sala

Mi piace pensare che il teatro nel teatro sia una metafora. L’idea è chiedersi cosa è Arianna a Nasso, non cosa significa. Hofmannsthal si proponeva di nascondere la profondità nella superficie. Non è necessario scavare, ma estendere la superficie. […] Ci sarà un’isola vera, di 12 metri di lunghezza con altezza di 7,5 metri, della quale si potrà fare il periplo, […] Ariana e Bacco non sembreranno far parte di una rappresentazione. Il loro incontro apparirà vero. Le maschere con abiti ispirati a Watteau, non “goldoniani”, sembreranno visitare quel luogo nello stesso tempo. […] Le opere di Strauss richiedono l’intervento di un regista. A volte si è chiamati a dire la nostra quando l’opera non lo richiede. Questo vale per Donizetti, per certi titoli verdiani dove la parte drammaturgica è convenzionale.
Intervista di Laura Dubini
«Corriere della Sera»
4 aprile 2000

È un’opera […] in cui scrittore e musicista hanno collaborato senza capirsi, ma che funziona a meraviglia forse proprio per la doppia possibilità di lettura.
Intervista di Manuela Campari
«La Repubblica»
4 aprile 2000

Rassegna Stampa


In questa produzione […] la regìa […] e le scene […] hanno il loro punto di forza in un’idea centrale e in alcuni felici dettagli, e le loro debolezze nelle caratterizzazioni di alcuni personaggi, completamente errate. Geniale è l’idea di ambientare l’Opera seria secondo l’immagine del famoso dipinto di Arnold Böcklin […]. È insopportabile, invece, il carattere da energumeno attribuito al maggiordomo.
Quirino Principe
«Il sole 24 ore»
16 aprile 2000
L’isola di Nasso non altro è che la celeberrima dei morti di Böcklin, però tridimensionale e rotante su se stessa: fino ad aprirsi a metà durante l’incielamento degli dèi, mostrando di tra i lembi la riproduzione di se stessa con le divine figurette che s’allacciano, in Eterno Ritorno nicciano […]. Il Maggiordomo recita come fosse un sottufficiale della serie Sturmtruppen: ma non è giusto imputar a Ronconi sconoscenza del fatto che l’alterigia si esprime a bassa voce: ognuno ha ricevuto l’educazione che ha ricevuto.
Paolo Isotta
«Corriere della sera»
10 aprile 2000
[…] immersa in un’immobile malinconia dal regista […] sembrava […] una cerimonia fascinosa d’addio al mondo dell’opera, troppo astratto e remoto anche se sempre malioso.
Lorenzo Arruga
«Panorama»
27 aprile 2000
Ma il palco nudo è triste e cupo. La scena vuota è sempre deprimente […]. Stavolta Luca Ronconi sembra ispirarsi a un dimenticato modello di quel «teatro nel teatro»: la messinscena di Luchino Visconti per Figli d’arte […] un copione di Diego Fabbri […] sul palco buio ma addobbato in un distraente traffico di attrezzi avanti e indietro e velari su e giù […] Per la seconda parte, un’altra icona lugubre: quell’«Isola dei morti» di Böcklin […]. Qui però se ne utilizzano le rielaborazioni proposte da Fabrizio Clerici […]. E anche le vesti bianche funebri di Naiade e Driade ed Eco sembrano anticipate da Clerici […]. (Insomma non sarebbe un’opera così melanconica […]). (si veda anche Id., Marescialle e libertini , Adelphi, Milano 2004, p. 229-231)
Alberto Arbasino
«La repubblica»
3 giugno 2000
[…] uno spettacolo tra i più probanti della sua parabola artistica. Qui il regista ha rinunciato a fare dei materiali teatrali a disposizione una sorta di contenitore ove scaricare idee aprioristicamente progettate, ma si è studiato di interrogarli, tali materiali, con attenta, sensibile […] sollecitudine. Ed ecco […] la malinconia profonda dell’Opera, ove l’intervento vitalistico delle maschere […] da provocatorio si fa affettuosamente complice […]. Verso la fine lo scoglio selvoso di Nasso si divide a metà, lasciando apparire sullo sfondo il proprio doppio con le controfigure di Arianna e Bacco, mentre i protagonisti in primo piano ascendono al cielo e Zerbinetta attraversa misteriosamente la scena: con un emozionante effetto di straniamento viene così recuperato quell’alone di doppiezza e di ambiguità che è il segno più profondo del dramma […]
Giovanni Carli Ballola
«Il mattino»
10 aprile 2000