XX da La Roue

Le parole di Luca Ronconi


A XX sono molto legato perché, brutalmente, in modo non riuscito, mi ha posto di fronte al rapporto tra attore e spettatore, che lì veniva esaltato per via della scelta di uno spazio che imponeva in modo ravvicinato questo rapporto, anche per la scelta di piccoli luoghi angusti, costrittivi rispetto alla libertà e alla casualità dell’Orlando. Oggi posso tranquillamente dire che senza XX non ci sarebbero stati né le "Baccanti" di Vienna, né "Utopia", né il Laboratorio di Prato. Perché per me XX ha significato osservare un testo a più livelli, a più spessori, ben al di là del divertissement letterario del testo di Wilcock. Dopo XX, per un certo periodo, ho accarezzato l’idea di mettere in scena un testo più sapienziale, più filosofico – pensavo ai frammenti dei presocratici – che gli attori avrebbero dovuto scaraventare in faccia agli spettatori, rimanendo del tutto immobili dentro una struttura simile a quella di XX. Da qui sono poi approdato all’Orestea.
«Luca Ronconi. Prove di autobiografia»
a cura di Giovanni Agosti (Feltrinelli, 2019), p.221-223