La fiaba dello zar Saltan


Personaggi - Interpreti:
Zar Saltan - Piotr Nowacki
Zarina Militrissa - Barbara Madra
La tessitrice - Gloria Banditelli
La cuoca - Josella Ligi
La vecchia parente Babaricha - Nucci Condò
Zarevic Guidon - Juri Marusin
Zarevna-Cigno, da principio in forma di cigno - Christine Barbaraux
Il vecchio nonno - Carlo Gaifa
Il messo - Ivan Konsulov
L'istrione - Giancarlo Luccardi
Primo navigante - Ernesto Gavazzi
Secondo navigante - Giancarlo Ceccarini
Terzo navigante - Ernesto Panariello

Maestro direttore e concertatore:   Vladimir Fedoseev
Maestro del coro:   Ferenc Sapszon

Scene:   Gae Aulenti
Costumi:   Giovanna Buzzi


Allestimento:   Teatro alla Scala di Milano


Prima rappresentazione
Teatro Regio, Reggio Emilia
05 maggio 1988

Foto / Bozzetti / Video

Le parole di Luca Ronconi


Puskin è un autore portante nella storia della musica russa e ha fornito libretti a molte opera […] qui la trama è un po' semplificata, pur mantenendo la sua carica visionaria e il suo trascorrere dal mondo degli uomini a quello degli animali.
l problema iniziale era quello di rendere comprensibile subito una vicenda poco nota, e che arriva al pubblico in lingua originale. Dunque semplicità, e volontà di chiarezza.
Ma come racconto fantastico, non come favola?
Certamente. Già Puskin è sofisticato, e Rimski ancora di più. Il gioco di prodigi e invenzioni non è da teatro per ragazzi. Che cosa succede?. In sintesi, abbiamo nel prologo tre donne, che dicono che cosa farebbero se fossero zarine. Lo zar ascolta, e predilige quello che ha detto che gli darebbe un figlio-eroe. Le altre due, con la balia, sono ostili alla “eletta” e ne fanno di tutti i colori. Si arriva alla decisione di far sparire la giovane e il neonato mettendoli in mare dentro una botte. Loro arrivano in un'isola, poi in una città meravigliosa, lo Zar Saltan è pentito, il figlio velocemente cresciuto va a cercarlo mutato in calabrone, c'è un cigno che si muta in principessa, e fra incantesimi e punizioni dei malvagi si arriva a una felice conclusione.
Ci sono molti viaggi fra le due città contrapposte, e per mare. Come avviene tutto questo?
La base figurativa è il mare – interviene Gae Aulenti – con le due città viste quasi dall'alto, che poi si attualizzano nei loro particolari. All'inizio c'è una Russia nervosa, poi si vedrà il vascello che porta i protagonisti alla loro destinazione. La città dello Zar è rossa, e terrestre, quella del figlio bianca e solare, più felice.
Il problema degli animali come è stato risolto?
Ci abbiamo pensato molto, per evitare l'ovvietà, la pelouche, e così via. Sono presenze multiple, di diverse grandezze, e dovranno avere qualche caratteristica magica per dare l'idea di quello che rappresentano.
Quel mondo animale che è presente in tante antiche fiabe russe come si concilia con una storia che può farci ricordare Cenerentola, visto che ci sono due sorelle invidiose e tanti maneggi per mettere in difficoltà la buona zarina e il suo eroe?
Sono mondi che convivevano benissimo, e che dobbiamo rispettare, scoprendo il loro quoziente di fantastico e allusivo. Si racconta, da parte di un vecchio, di orsi, castori, volpi e così via, c'è uno scoiattolo, unn nibbio, un cigno, e di fianco i 32 eroi marinai. Insomma, una sfrenata corsa al prodigioso, con distanza minime fra bestie e umani.
Intervista di Mario Pasi
«Corriere della Sera»
23 aprile 1988

Poche scene: il mare divide le due città, quella reale e quella irreale, molti animali saranno presenti in scena, e poi una nave farà da spola. Gli interpreti sono i personaggi inseriti in un mondo fantastico, una caratterizzazione garbata. Qui a differenza di altre mie realizzazioni la scenografia non è mai un elemento di provocazione o di copertura. Si amalgama con lo spirito dell'opera. Non ho rovesciato il “senso” perchè il senso dello zar Saltan è la favola. Io e la Aulenti abbiamo voluto dare a quest'opera un carattere favolistico ma mai esasperato. Questa è una favola serena, perfino un po' ironica. E' stato molto difficile trivare il carattere giusto. Per le scene - aggiunge l'Aulenti – c'è il mare visto dall'alto, poi le due città e infine tanti animali. Per gli animali abbiamo lavorato sugli scarti di dimensioni, cioè animali abnormi. Anche per la capanna nel prologo non abbiamo cercato un'iconografia russa, ma sarà una capanna immersa in un paesaggio completamente innevato. Lì busserà lo zar, lì incontrerà Militrissa. Anche le due città saranno volutamente dissimili.
Intervista con Gabriele Mazzola
«Gazzetta di Parma»
27 aprile 1988

C’era una volta un calabrone


Zar Saltan […] è una di quelle opere dove è importante capire la trama per godere di un racconto così bello e spiritoso. Ma visto che l' originale del testo è in russo, è evidente che il racconto, oltre che alla musica, deve essere affidato alle azioni degli attori-cantanti e alle scene, alle immagini […]. La Russia […] se viene fuori, deve venir fuori da certi dettagli, come i colori, la neve... ma soprattutto dalla musica di Rimskij-Korsakov.
Intervista di Anna Bandettini
«La Repubblica»
24 aprile 1988

Rassegna Stampa

Fra magia e kitsch la fiaba di Rimskij

Luca Ronconi e Gae Aulenti […] insieme a Giovanna Buzzi per i costumi, hanno accantonato il descrittivismo esotico aggrappato ad una Russia di maniera, di tante stampe e balletti, ed hanno inventato un fatato spazio marino che ha la tavolozza pura e cruda di certo impressionismo combinato con un gusto grafico quasi giapponese. Ma è la prospettiva aerea del paesaggio a creare una magia visiva che immerge gli accadimenti e i personaggi in una lontananza, alla lettera fiabesca. […] La regia di Ronconi sopravanza la musica per ragioni di storia, di cultura, di tutto. Basta un esempio per dare il senso a quest'operazione. Il gioco scenico della barca con i naviganti e poi con lo zar è un vero prodigio emozionante, un'affascinante visione scenica: un Manet con il movimento di Ronconi.
Duilio Courir
«Corriere delle Sera»
7 maggio 1988

Che incanto di favola. E' tutto un gioco per “Zar Saltan”

Rappresentazione disarmante e fascinosamente esaltata d'una teatralità intimamente barocca e spettacolare come quella di Luca Ronconi, fatta esplodere dall'intrigante impostazione scenografica di Gae Aulenti sul piano del divertissement rappresentativo puro. […] La regia […] ha smaterializzato i riferimenti folklorici moltiplicando in prospettiva fantascentifica le occasioni librettistiche generose di trovate narrative di ogni genere.
Angelo Foletto
«La Repubblica»
7 maggio 1988

Viaggio premio con lo zar Saltan in una Disneyland di musica e teatro

Non pretenzioso fortunatamente, o allegorico e cifrato: Ronconi ha costruito un ciclopico musical barocco, una vera summa di visioni spettacolari, un catalogo teatrale da paradiso terrestre prima del peccato e dalla conoscenza.
Maurizio Papini
«Il Giornale»
7 maggio 1988

Tra le nuvole con lo Zar

Dove sia il mondo delle favole nessuno lo sa. Ma Luca Ronconi e Gae Aulenti seguendo le tracce dello Zar Saltan, l'hanno scoperto lassù, accompagnando lo spettatore tra le nubi del cielo per fargli ammirare la marina ornata di spruzzi candidi, le cittò cinte di mura e di torri, le navi, i naviganti...[…] Tutto si fa immenso e stupefacente: le bestie della filastrocca del nonno, i calabroni giganti che pungono i cattivi, il cigno fatato e la culla dello zarevio che si muovono da sé, su e giù per il palcoscenico.
Rubens Tedeschi
«L'Unità»
7 maggio 1988

Una vita per lo Zar

Luca Ronconi in istato di grazia, aiutato dalle secnografie spiritosissime e, ove occorra, poetiche di Gae Aulenti: indimenticabile nel prologo quella sorella che si siede su un pouf di ghiaccio; e la città cinta di mura, una sorta di Novgorod o Suzdal visti dall'alto; e quelle prospettive sbilenche, con la navicella degli equilibristi.
Mario Bortolotto
«Europeo»
17 maggio 1988

Scala, torna il magico «Zar Saltan»

Inalterato il fascino e il divertimento dell’animatissimo balletto scenografico messo su da Luca Ronconi e da Gae Aulenti: ciclopico musical barocco, summa di visioni spettacolari e catalogo teatrale da paradiso dei bambino. Entro una cornice di pop-art e fumetto c’è anzitutto il mare blu shocking di Papillon, con la mitica rupe. Fa da fondale e risulta […] visto dall’alto, con le sue concrezioni di spuma solidificata. Su un lato una fortezza […] è la città dello Zar Saltan; in vertiginosa prospettiva passa sulle onde una lancia, e passa la botte con lo zarevic piccirillo e la zarina. C’è il cigno […] del Lohengrin; ci sono lo scoglio d’Arianna e il miracolo delle onde che s’aprono del Mosè, ci sono gli animali di Walt Disney. Colore, movimento, trovate. E il calabrone […] che nel volo famoso si fa più grande a ogni apparizione […] dà la misura di come funzioni, raccontata così, la favola di Rimskij.
Maurizio Papini
«Il Giornale»
1° luglio 1989

Con Zar Saltan nel mondo della fiaba

Le atmosfere favolistiche sono il suo forte […] e tutto il campionario di balocchi cari a Ronconi […] non risultano poi cose nefaste. Lo Zar che sembra ora un cumulo di panna montata, ora Bismarck ritratto da Lenbach, lo sproporzionato calabrone svolazzante, soprattutto la tavola imbandita per aria, a sfidare la legge di gravità, posson riuscire divertenti: anche se a questo Zar Saltan mancano la scioltezza e il dinamismo […] impressi al Viaggio a Reims […].
Francesco Maria Colombo
«Avvenire»
1° luglio 1989

Lo Zar di Rimskij è abbastanza felice

[…] dopo essere stato presentato al Teatro Lirico, l’anno scorso, approdava finalmente alla Scala, nella sua sede naturale […]; ma purtroppo c’era un po’ nell’aria il sapore di una ripresa, il che vuol dire meccanismi sufficientemente in ordine, ma non perfetti, luci non completamente a posto, e un certo rilassamento. Ciò non toglie, naturalmente, che valga la pena di andarci; e che l’ultimo quadro sia sempre una delle invenzioni più eccitanti dello spettacolo d’opera d’oggi. Il finale […]: là dove prima c’era il mare in verticale tutto blu con le bianche onde di spuma, c’è invece una tavola imbandita; e poiché la prospettiva è sempre che vediamo tutto come in pianta, sul fondale, la tavola è completamente in verticale, e attorno ad essa siedono, in verticale sempre, i commensali. C’è una festa di colori, un senso di qualcosa di antico recuperato, l’idea che nel teatro, come nella fiaba, tutto è possibile.
Lorenzo Arruga
«Lorenzo Arruga»
1° luglio 1989

Subito amore fra la Scala e la fiaba russa

[…] racconto scenico macchinosamente fatato di Ronconi-Aulenti. […] Quel che è andato un po’ perduto in quanto a vertigine prospettica nel più ampio boccascena scaligero, era controbilanciato da una migliore utilizzazione del parco luci e da una sincronizzazione spettacolare complessiva che rispondeva con felicità al gioco d’invenzione gestuale ininterrotta di questa regìa dai toni creativi infallibili. […] gli spettatori avevano gli occhi da bambini, e si sono ancora entusiasmati, trattenendo a fatica gesti di stupore di fronte alle soluzioni rappresentative appariscenti.
Angelo Foletto
«La Repubblica»
1° luglio 1989