Nomina a Direttore del Teatro di Roma

Il 1° aprile 1994 viene nominato Direttore del Teatro di Roma.


Le parole di Luca Ronconi


Non ho assolutamente voglia che il Teatro di Roma si identifichi con la mia persona, che si disegni unicamente sul mio stile. Il problema sarà quello di riunire esperienze differenti tra loro: è impossibile dimenticare che Roma è la capitale d'Italia, e il suo teatro non deve trascurare questo stato di fatto. In più c'è un problema di relazioni fra centro e periferie urbane, e fra centro e periferie teatrali. La periferia cosidetta teatrale, a Roma, è molto ricca: non potrò dimenticarmene. Ma il teatro italiano è in crisi, una crisi che coinvolge registi, attori e autori, se mai gli autori hanno avuto un ruolo in questo teatro. Il teatro, in Italia, una quindicina di anni fa ha fatto una scelta. Ha voluto essere un teatro "piccolo", un teatro concentrato sulle compagnie di giro, con pochissimo respiro culturale. Da allora a oggi non è cambiato niente. La crisi, se c'è, è solo il conseguente risultato di quelle scelte. Quali scelte, in particolare? Parliamo di attori. Gli attori italiani non hanno altra vocazione che quella di fare ditta, di diventare capocomici. Questo svilisce il loro lavoro, la loro qualità. Un capocomico finisce col non essere un attore, ma un amministratore che la sera sale truccato in palcoscenico. Ce ne sono tanti così: troppi. Detesto le compagnie di giro e le tournée e così via. Basterebbe questo perché un teatro anche più interessante di quel che era in Italia si impoverisca. (...) Veniamo agli autori. Strehler, e poi Visconti, per qualche anno, hanno fatto un teatro con la 'T" talmente maiuscola da sfondare il soffitto delle sale. Poi più niente. Ma non era un teatro che facesse posto agli autori. D'altra parte la letteratura ha sempre considerato il teatro un lavoro da mano sinistra. E' stato il teatro di regia a soffocare il possibile teatro degli autori? Non c'è in Italia né la continuità di un teatro di regia, né quella di un teatro di drammaturgia. E' la nostra società che ama specchiarsi soltanto nei capocomici. Non rischia forse di farne anche un problema politico, o il problema della politica attualmente? Tutto si tiene.
Intervista di Enzo Siciliano
«La Repubblica»
11 aprile 1994