Tre quarti di luna (attore)

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Le parole di Luca Ronconi


Come molti attori della mia generazione, anch’io sono approdato al Piccolo Teatro, nel 1955, con "Tre quarti di luna", diretto da Strehler; in quell’occasione Tino Carraro aveva preso il posto di Vittorio Gassman. Ma a via Rovello ho recitato, purtroppo, anche nella "Congiura" di Prosperi, diretto da Squarzina: uno spettacolo da dimenticare. E il rimpianto che ho è quello di non avere recitato con Strehler in uno spettacolo più importante, nel quale risultasse con più forza la sua tensione creativa. In anni più recenti c’è stato chi ha voluto, a tutti i costi, imbastire una rivalità tra me e Strehler. Io invece, per lui, ho sempre avuto il massimo rispetto, anche se so, se sappiamo, che il nostro modo di fare teatro è diverso. Ma ho sempre avvertito che la tensione che ci porta entrambi a difendere il teatro dalla volgarità imperante è identica e ha le sue radici nel nostro amore totalizzante nei confronti della scena, nella lotta che combattiamo nel tentativo di preservare proprio quello a cui molti vorrebbero negare valore: lo spazio della creazione nella quale noi, invece, crediamo. Ecco perché io sento una consonanza nel nostro modo di lavorare, indipendentemente dalle scelte degli spettacoli che facciamo. La contrapposizione, semmai, nasce con chi fa teatro “televisivo”, con chi rabbercia le cose, con chi fa il furbo, non con Strehler. Nasce contro il teatro che rifiuto, non contro i diversi modi di fare lo stesso teatro.
«Luca Ronconi. Prove di autobiografia»
a cura di Giovanni Agosti (Feltrinelli, 2019)